Scrivo approfittando delle riflessioni fatte nel numero precedente da Cosimo*. La discussione è stata utile quanto chiara. Di sicuro oggi non assistiamo ad un movimento reale, capace di contrapporsi efficacemente alle politiche che subisce. Le nuove generazioni cresciute nel dopo Genova, sono lontane dalla caduta del muro di Berlino, ancor più dalle gesta epiche degli anni ‘70. Le tensioni libertarie sempre presenti nella società, hanno comunque trovato conferme in questi anni. La ripresa delle lotte per la soddisfazione di esigenze primarie sempre più negate da questo sistema, sta vedendo l’incrociarsi dei destini delle nuove generazione con le altre che le hanno precedute. Lo studente di oggi sarà, con buona probabilità il precario di domani, assieme a quello di oggi. I loro destini sono uguali a quelli di operai, impiegati, ecc, un tempo garantiti, sacrificati sull’altare della delocalizzazione dell’imprese, con i migranti provenienti da ogni dove.
Persone, gente nostra che sente sulla propria pelle le contraddizioni, che sempre più velocemente in questi anni e mesi sta maturando delle riflessioni e delle scelte. Per alcun* sta diventando una scelta di vita. Scelta di rompere col sistema, nell’agire efficacemente al di fuori di esso, entrando direttamente nella vita sociale. Dai picchetti antisfratto o davanti ai cancelli delle fabbriche, ai cortei studenteschi; dalle occupazioni di scuole ed università, ai presidi e alle tante, sempre troppe discariche, centrali a bio masse, rigassificatori; dai CIE (per fortuna demoliti dai migranti stessi), all’ attivismo coraggioso e determinato NO TAV e NO MUOS, insieme alla creazione di vie alternative di lotta: sportelli di ascolto e aiuto, lavoro e documenti ai migranti, percorsi sulla sessualità, creazioni di orti urbani e sinergici, GAS (gruppi d’acquisto solidali) , nascita di comuni agricole, filiere per la produzione e trasformazione di beni primari, quali grano, olio ed anche vino e finalmente anche la birra, da gustare ascoltando un recital di poesie, o l’ultimo pezzo hip hop, o ballando una taranta.
Il contrastare efficacemente le politiche padronali, i dettami della troika, le falsità dei partiti, implica percorsi ed incontri nuovi, avvolte inediti, nel territorio, facendo a pezzi steccati e orticelli polico-ideologici di un tempo. Ingenuità? Non credo. Certo non voglio qui negare, che permangono e sono a volte forti le differenze politiche e di metodo. La storia dei movimenti ha le sue differenti letture. Gli approcci, non si possono dare per scontati, anche se nelle varie situazioni, sia geografiche che di settore, passi in avanti sono stati fatti lì dove ogni componente ha trovato spazio per la propria identità, dando forza all’innovazione sociale del movimento tutto. Ma ciò che è ancora più importante, circa l’azione diretta che si è data, è che essa costituisce un decisivo passo avanti verso la riconquista di quel potere individuale sulla vita sociale che le burocrazie centralizzate e soffocanti hanno usurpato alla nostra gente. Attraverso l’azione diretta, non solo riacquistiamo la sensazione di poter controllare il corso degli eventi sociali, ma acquistiamo ancora una nuova individualità e una nuova personalità, senza le quali è assolutamente impossibile realizzare una società veramente libera, fondata sull’attività individuale e sull’autogestione. L’io di ciascuno individuo come essere umano, creativo e capace con sue proprie sensibilità e carattere, le società di classe o di massa, trovavano e hanno la base nella gerarchia, nell’ obbedienza e nella dominazione, nell’essere spettatori omogenei, nell’uniformarsi alle avanguardie, nella fiducia nei guru o leader di turno, siano essi Obama, Berlusca, Renzi, Grillo o Casaleggio. “Una società veramente libera, non reprime l’individualità, ma piuttosto l’incoraggia e la favorisce, la libera e rende attuale, poiché crede nella capacità dell’uomo, di tutti gli esseri umani, a gestire la società, e non solo a eleggere, e propri esperti o sedicenti geni. Il principio dell’azione diretta non è altro che l’allargamento del concetto di assemblea della città libera. E’ il mezzo attraverso il quale ogni individuo riscopre le energie nascoste in sé e riacquista un senso di fiducia nelle proprie capacità e conoscenze. È il mezzo attraverso il quale gli individui possono assumere direttamente il controllo della società…..è un principio morale, un ideale, direi addirittura sensibilità che dovrebbe comprendere e interessare tutti gli aspetti della nostra vita, del nostro comportamento, di ogni prospettiva” (M. Bookchin)
L’incontro delle pratiche, nelle piazze, nelle strade, nei campeggi di resistenza in difesa del territorio, il contaminarsi attraverso l’ascolto e il fare assieme, arricchisce quel bagaglio, di conoscenze che ognuno si porta dietro, magari nella propria realtà, contribuendo a modificarne la coscienza e le prospettive nel cambio culturale e materiale, del proprio quartiere, CSOA, facoltà o ambito. L’impegno a recuperare e inventarsi la nostra identità, svilupparla, nel migliore modo possibile, è il modo più bello, profondo e soddisfacente di viversi questa vita negli anni a venire.
Orestes
*Articolo uscito sul n.4 anno 94 di Umanità Nova