Nonostante la pioggia caduta fino a poche ore prima in miglia hanno risposto all’appello #NOTRIVDAY, una manifestazione popolare, contro le trivellazioni di terra e di mare, partita dal parco Fabiana Luzzi, in Corigliano Scalo. Corteo che è proseguito sulla Via Provinciale, verso la zona marina, dove s’ingrossa verso l’approdo al Portofino di Schiavonea. Tanta la gente ai balconi e ai lati del corteo, molti gli studenti di ogni età e grado con striscionie e cartelli colorati e significativi. I contenuti sono quelli di schierarsi contro il folle progetto del governo che prevede trivellazioni sulla costa e nel mare, considerate opere molto invasive, con il reale pericolo dell’annientamento dell’ecosistema marino, colpendo la vocazione agricola, peschereccia e turistica dei territori, già di per sé a rischio sismico, che non tiene conto infine dell’alto impatto devastante sull’ambiente e quindi sulle ricadute per la salute umana dell’attività estrattiva dei carburanti fossili. Nei volantini distribuiti dalle associazioni ambientaliste nei giorni precedenti, si leggono pure alcuni SI, quelli per politiche energetiche moderne, basate sulle fonti rinnovabili, capaci di proiettare il paese verso il futuro, grazie all’autodeterminazione dei territori, seguendo le proprie vocazioni, vivendo come meglio scelgono e soprattutto, senza che la salute venga minacciata. Difatti una delle voci esprime chiaramente, “la giornata è stata importante per verificare la volontà del territorio a dire no alle scelte del governo centrale che se poste in essere, porteranno solo distruzione per il nostro eco sistema”.
Il corteo composto da due spezzoni: uno iniziale, nel quale tutti i soggetti partecipanti, dalle istituzioni alle associazioni, sfileranno sotto l’unica insegna del Movimento no Triv Magna Grecia, un altro in coda, dove trova spazio chi vuole esprimere liberamente la propria identità di appartenenza, associativa, politica, di altro tipo. L’obbiettivo non tanto dichiarato, ma si capisce dalla piazza, era quello di chiamare i sindaci che “cercheranno subito una raccolta per un contatto con il governo Renzi per istituire un tavolo di confronto e portare anche a Roma le ragioni del no alle trivellazioni e contro il decreto Sblocca-Italia, per come è stato concepito, dagli scopi alle modalità. In coda la corteo, invece, s’inchioda la politica istituzionale alla proprie responsabilità, perché se è vero che la deputazione calabrese è stata riconosciuta responsabile di aver votato lo Sblocca Italia, è anche vero che quelle stesse istituzioni locali e regionali, non hanno ottemperato alle 4 istanze di VIA a cui la Regione Calabria deve dare parere contrario entro il 31 marzo 2014, prima che entri in vigore lo Sblocca Italia. In questa finestra ci si poteva infilare se concretamente si voleva bloccare lo scempio.
Il decreto del governo Renzi, da qualche mese è una realtà con cui fare i conti, esso infatti favorisce le estrazioni petrolifere dai sottosuoli, marini e non solo, considerando ogni opera in tal senso come “strategica”, permettendo agli appetiti delle multinazionali del settore di mettersi in moto e tutto lo specchio d’acqua del golfo di Taranto è a rischio trivelle. Diverse sono le imprese, come la della Rockopper, azienda inglese che è riuscita ad ottenere un declassamento geologico di un area della basilica da R4 ad area di bonifica, la Global Med Llc, è il colosso petrolifero che ha ottenuto un permesso di ricerca nelle acque antistanti Amendolara ed entro tre anni partirà la perforazione per il pozzo esplorativo nell’Alto Tirreno cosentino, l’Appenine energy spa, per l’estrazione davanti alla sibaritide, ma alla fine sono tutte compartecipate dalle le grosse sette sorelle.
Questa prima, piccola, ma significativa manifestazione è solo l’inizio, servirà, molto impegno, per fermare realmente, l’ennesima devastazione della terra calabra e dei sui mari, ricordiamo la storia della nave dei veleni, magicamente fatta scomparire dalla Prestigiacomo e Berlusconi, servirà la stessa unione di allora, di tutte le genti calabre, delle associazioni, ambientalistiche, turistiche, di agricoltori, senza piegarsi alle istituzioni, a qualche velleità di fazione, per non andare incontro ad un uguale sconfitta politica, occorrerà tanta lucidità, onestà e voglia di osare.
Non bisogna dividersi per 4 antiumani di FN, che rappresentano l’indifferenza e l’ostilità verso un territorio che vive grazie anche alle braccia dei migranti di ogni dove, lavorando nell’agricoltura della piana, nè cadere nelle trappole delle questura, col suo giochino di dividere il corteo fra buoni e cattivi, le facili strumentalizzazioni, sono utili solo alle multinazionali, amiche del governo e non di chi vive e lavora nel golfo di Corigliano.
Lo Sblocca-Italia apre conflitti di interesse, fra l’ambito dei poteri riconosciuti, di incidere su interessi di enti e comunità locali. Non vi sono valori superiori al diritto di vivere bene in un luogo e di gestire la propria esistenza in un rapporto qualificato con il sistema naturale e sociale in cui si svolge. Quando il prelievo di una risorsa, la trasformazione di un’area, la costruzione di un infrastruttura danneggia l’equilibrio di un territorio, e peggiora quindi le condizioni di vita delle persone che compongono la comunità, esso non va attuato e va bloccato.
Orestes