Reggio Calabria è la città dell’arena sul lungomare intitolata a Ciccio Franco, è la città dove nel 2012 puoi essere picchiato in strada in pieno centro perché sei omosessulale, è la città il cui consiglio comunale ospita i convegni di Casa Pound, è la città gestita dai comparaggi ndranghetistici con capillare infiltrazione nel territorio, è la città del “futti futti ca Dio perdona a tutti”.
Adesso è anche la città dove si tenta di bruciare un’esperienza di lotta e resistenza.
La lotta, per gli occupanti del Cartella, per la gente operaia di Gallico, per i compagni di Reggio e della Calabria, è il vero bene comune. In 10 anni di dignità e antagonismo a quelle logiche di speculazione, che vedono i territori come mera fonte di guadagno e non come realtà necessaria per l’elaborazione e la costruzione di dinamiche sociali e culturali, che vedano nel lavoro non una merce di scambio, ma una possibilità di emancipazione reale, un’affrancamento dalla dipendenza secolare da chi detiene il potere di elargire occupazione, a basso salario e senza garanzie.
Donne, uomini, ragazzi e ragazze di cui conosciamo la tenacia, la lucidità e consapevolezza nel loro operare. Nelle battaglie ambientali in difesa del territorio, per i diritti dei migranti, per l’acqua, per la musica libera dal dazio della SIAE e la libera informazione, non si sono mai sottratti alle responsabilità di chi vuole cambiare e sente l’esigenza di migliorare il posto in cui vive. Un centro sociale occupato ed autogestito, nel quale si fondono anime diverse in un’esperienza che per dieci anni ha resistito, facendo dell’autorganizzazione e dell’anticapitalismo, la chiave per decifrare una realtà complessa come quella di Reggio Calabria, un’autorganizzazione reale senza concessioni, senza quel grigiore di chi si autorganizza con i fondi elargiti dagli enti locali, per poi definirsi con una sorta di slancio nazional-identitario, “non conforme” .
Ancora avanti allora! Il mutamento è rapido, quanto il tempo viene scandito dai morsi della crisi, lo comprendono bene quelle associazioni orfane di significato politico che sono i partiti, autoreferenziali, sbandierano finte opportunità, schiavi di una delega sempre più esitante e incerta, fuggono dalle loro responsabilità storiche rifuggiandosi all’ombra delle banche e dei loro emissari.
Sono queste le logiche che agiscono nei territori, sono queste le uniche attività che consentono il perdurare di un liberismo tentacolare, che si esplica in cementificazione e speculazione su tutto ciò che è economicamente sfruttabile.
Sono queste le logiche ha guidare mani furtive e vigliacche di gregari, con ideali prestampati chiusi in menti asfittiche, ad incendiare e depredare il CSOA Angelina Cartella.
Lo sanno bene i finti amici, e i veri nemici della nostra gente, dai politicanti collusi con le ladronerie di stato e privati, ndranghetista e fascista, i servi da sempre schierati con i più forti, con quella autorità che da sempre soffoca le nostre vite. La vostra autorità nel colpire di notte, al buio non ci fà che amare di più la libertà! Che, insieme alla solidarietà, questo si, dà il vero rispetto, ed è aria che si respira all’Angelina Cartella. Ma voi non lo capite. Se non siete bestie da galera, che noi odiamo e vogliamo abbattere, provate a cambiare, se lo capite perderete le catene con cui vi tengono al guinzaglio.
Nelle tenebre che noi anarchici conosciamo bene, quelle dell’animo umano, accendiamo la fiaccola dei guerrieri di luce, con gli occupanti del centro, perchè il mondo che abbiamo creato e in cui viviamo è frutto del nostro pensiero. Non potremo mai cambiarlo se non cambiamo il nostro modo di pensare, e agire nel costruire il CSOA Angelina Cartella più bello e accogliente de pria!!
Non sarà questo gesto a chiudere dieci anni di lavoro intenso e resistenza continua, non saranno mani balorde a porre fine al percorso di liberazione ed emancipazione dei territori.
La lotta non si può fermare, ricostruiamo il CSOA Cartella.
Anarchici e Libertar* Calabres*