Riprendendo il comunicato “La casa è di chi l’abita” del maggio scorso della Fucina Anarchica di Cosenza, sullo sgombero avvenuto nella cittadina della Calabria citeriore, non possiamo che essere preoccupati e solidali con gli/le abitant* delle Canossiane.
Ancora una volta lo stato, con le sue forze in manganelli e caschi minaccia chi, in evidente stato di bisogno ha pensato bene di autogestire i propri bisogni. Le Canossiane sono diventate in quest’anno e mezzo, la casa, il ricovero degli affetti di migranti e precari senza casa, che pagano più di tutte/i pagano il peso della crisi. Un edificio vuoto e in disuso, ha dato finalmente un tetto a chi non c’è l’ha. Un’azione di riappropriazione dal basso, ne ha fatto un luogo di socialità, risposta concreta ad un bisogno primario, in netta contrapposizione alla carità di facciata di larga parte del clero. Una crisi che non è solo economica, ma come è evidente dalle politiche di Renzi, del PD e dei vari potentati Europei, di prospettive sociali per chi non appartiene alla casta collusa e non più rispettosa di qualsiasi patto costitutivo del vivere civile. Stiamo assistendo fra disoccupazione e disservizi, ad un erodersi delle garanzie, delle tutele, di chi occupa i gradini più in basso della società piramidale. Nel sud le scelte scellerate rendono ormai impossibile la vita, alla disoccupazione strutturale si accompagna lo smantellamento dei servizi già sottodimensionati, precari ed inefficienti. La logica di dare delle regole al mercato, di costruire un alternativa all’interno dell’attuale assetto sociale gerarchico con un capitalismo dal volto umano e forme di democrazia partecipativa si è dimostrata una chimera. L’ottica concertata che mirava ad una più equa distribuzione delle ricchezze è stata funzionale a foraggiare apparati burocratici e partitici. Nella Canossiane invece si può incontrare il sorriso e la soddisfazione di una vita ricostruita, di fratellanza vera, contro il razzismo e la diffidenza seminata dai fascio leghisti e dal mainstream, di bambine/i che giocano senza sapere (e perché poi, a quale nazione si appartiene). Questa è la società che vogliamo non solo multietnica, lo è già, ma interetnica e libera di discutere e affermare i propri bisogni, le sue aspirazioni di riconoscersi come esseri umani. Chiediamo a tutt* di raccogliere l’appello del Comitato Prendo Casa, di schierarsi contro la mala politica, sostenerne la pratiche, per l’apertura di un tavolo sull’emergenza abitativa per affrontare la questione in maniera costruttiva e risolutiva piuttosto che emergenziale, discussione che non deve rimanere in camera caritatis, ma fatta pubblicamente.
LA CASA È DI CHI L’ABITA, È VILE CHI LO IGNORA, BASTA SFRATTI E SGOMBERI!
Anarchiche e Anarchici Calabresi
Gruppo Eco Sociale Malatesta Cosenza*
*c/o Fucina Anarchica Cosenza