Riuscita la manifestazione MO BASTA di Cariati.
Un migliaio i partecipanti, nel caldo sabato 16 pomeriggio, da diverse zone della Calabria, i nuovi resistenti della RDT si sono incontrati con la gente di Cariati e della Sibaritide. Si sono dati appuntamento per indicare qual’è l’uscita dalla crisi, è la valorizzazione del territorio.
La Rete Difesa del Territorio Franco Nisticò è a Cariati, cittadina Jonica, dove si dovrebbe chiudere l’ospedale e aprire una discarica, ha detto la propria risposta alla crisi. In un territorio dove l’emergenza è condizione quotidiana, e le reazioni sono spesso individuali, la scelta è la solidarietà e rendersi autonomi nei confronti delle cattive politiche economiche e sociali, esplicitare le possibilità presenti in loco, le vocazioni naturistiche, agricole e storiche naturali. Mentre allestiamo il camion con una modesta ma dignitosa amplificazione, gli striscioni della Rete, le bandiere dell’acqua e contro il nucleare, pensiamo quanto brucia l’ennesima illusione e se può considerarsi una sconfitta, un signore con accento Piemontese, dice, questa SI, questa è buona, è la bandiera NO TAV, e allora giù risate e na stretta di mano e dopo il suo racconto:”Ero a battere i sui gard-raill in Valle, ci offre la prima birra della giornata. Poco considerazione per la bandiera Greca, ma qualcuno nel corteo ricorderà il voto sull’euro nel paese ellenico, è allora partirà un applauso alle considerazioni del caso. Amici e compagni della Rete giungono in auto o bus, la linea ferroviaria ormai è dismessa. Visi allegri, ci si ritrova finalmente. E’ la Calabria della Dignità, da Crotone a Reggio C da Francavilla al Tirreno, che sia Diamante o giù di lì lungo la costa non sempre depurata… Il corteo parte dall’ospedale, ormai guscio quasi vuoto, (come le politiche del Governatorissimo Don Peppone) un migliaio, con la gente del luogo, che subito viene interrotto. E’ un ambulanza, ci si chiede subito se mai arriverà a destinazione, su quella maledetta strada della morte che è la 106 Jonica, a tratti piena di buche e curve insidiose, a tratti a scorrimento veloce. Fra gli interventi nel corteo, quello CSOA Cartella di Reggio Calabria, già incendiato, e ancora sotto sequestro, (oltre il danno la beffa, della insidiosa burocrazia) che ha ricevuto la solidarietà concreta non solo con una bella manif, ma anche in migliaia di euro su un C/C, denuncia, le politiche di devastazione dei territorio, oppure quello per il proposto sgombero dell’Area Ex Officine della Calabria a Cosenza, da parte del neo eletto Sindaco Occhiuto, che con la scusa della bonifica dell’amianto non dà nessuna garanzia, per le attività future della dozzina di Associazioni dal basso presenti nell’area. Oppure si dice chiaramente che la crisi non intendiamo pagarla ne lasciarne in mano la gestione a chi l’ha provocata. Monti e Scopelliti sono inchiodati alle proprie responsabilità, insieme alla finanze ed imprese legali o meno. Sguardi curiosi, e simpatia, nei bar passano di mano le birre offerte, la tranquillità del paesello di periferia della periferia è interrotta dal sound della consolle del buon Sasax, canzoni di protesta, combat folk, hip-hop e cantautorale interrotto a sua volta dallo speacker di turno. Uno slogan fra più sentiti: senza la gente non si decide niente. Uno signora, che ne ha viste tante di sicuro nella sua lunga vita, lascia il proprio uscio e dice ad uno di loro, andandogli incontro, figlio, diciamolo a Scopelliti, che se ci ammaliamo o abbiamo un emergenza non possiamo andare alla discarica! E’ il senso comune, la percezione reale dei problemi portati dalla speculazione di quest’ultimi anni, milioni di euro in opere inutili, senza avere più niente, in cambio, il ricatto del lavoro è un involucro vuoto anch’esso a cui nessuno crede più, lo dimostra con quanto calore e generosità precari e disoccupati Calabri della Rete, han fraternizzato con la manovalanza locale, venuta a sentire i comizi e concerti al tramonto, sul lungo mare, per un sabato di riflessione e protesta.
E’ un raccontarsi per ricostruire la trama di vite spezzate da emigrazioni senza speranza, di quella solidarietà sociale unica garanzia, contro le prevaricazioni del voto clientelare, se non d’imprese spesso colluse, o emanazione delle solite famiglie ndranghiste, o delle solite famiglie che da anni da destra come da sinistra governano il territorio, martoriato da uno sviluppo incentrato su discariche, inceneritori ed ecomostri.
Si, perchè è ormai chiaro che con le mega opere, il lavoro non è solo precario, il salario comunque basso rispetto agli standard Europei, e che gli utili finiscono nelle solite tasche senza nessun reale risollevarsi della cosiddetta economia.
Dal palco, parlano le associazioni locali, logorroico nel tentativo di essere esaustivo, ma la Rete Difesa del Territorio è questo innanzitutto, un ombrello alle popolazioni in loco in lotta contro i disastri ambientali e le speculazioni e ai tanti problemi posti bisogna ben argomentare soluzioni. Si parla delle mancate promesse di sviluppo, delle vuote ricette del futuro, del bene comune e difesa riappropriazione del demanio, della proposta rifiuti zero di Paul Connet, ecc, na buona risposta al solito politicante che a mezzo stampa, infagava su un antipolitica, qualunquismo e demagogia….
Fra un ballo di tarantella, un bicchiere di vino o birra e l’immancabile salsiccia con patate o broccoli, dei locali sul lungomare, ma ancor più buoni quelli dell’Associazione Le Lampare, fra gli organizzatori, ragazzi dal fiero sguardo calabro, ascoltando un comizio di qualcuno della Rete, le parole delle canzoni stile swing della Statale 107 o di Cataldo Perri, ci si chiede che fine ha fatto la ricchezza prodotta in questi anni, o come sarà la prossima stagione estiva, quanti giorni hai lavorato in questi mese, o come và all’università, in attesa di un futuro che ormai si è certi non sarà come il passato, ne remoto ne prossimo, nel frattempo anche un bagno notturno in libertà ci stà.