Manifestazione Nazionale Anarchica

Manifestazione Nazionale per Franco Serantini

A quarant’anni dalla morte di Franco Serantini l’assemblea degli Anarchici Toscani ha deciso di organizzare a Pisa, per il 12 maggio, una manifestazione nazionale anarchica. Oggi più che mai è doveroso riprendersi le piazze e le strade della città con un corteo, forti anche delle ragioni e delle idee per cui Franco lottava. SABATO 12 MAGGIO PISA – PIAZZA SANT’ANTONIO – ORE 15 Franco Serantini faceva parte del gruppo anarchico Pinelli di Pisa, che aveva sede in via San Martino. La volontà di lottare per una società di liberi e di eguali lo univa ai compagni e a a tanti altri giovani proletari, in una fase di grande fermento sociale; era sicuramente una pagina nuova della sua giovane e difficilissima vita, che aveva conosciuto l’abbandono, l’orfanotrofio e la durezza delle istituzioni. L’impegno di Franco si dispiegava nelle iniziative sociali di quegli anni, come l’esperienza del “mercato rosso” nel quartiere popolare del CEP, ma anche, in senso specificamente politico, nella campagna contro la strage di Stato, per la difesa della memoria di Pinelli, per la scarcerazione di Valpreda e di altri compagni. Dopo le grandi lotte del ’68 e del ’69, padroni e fascisti cercavano di rialzare la testa rispondendo con la strategia della tensione e sferrando una feroce campagna antianarchica. Il 5 maggio del 1972 Franco partecipa ad una presidio contro il comizio del fascista Niccolai. Il presidio viene duramente attaccato dalla polizia. Franco viene circondato sul Lungarno Gambacorti da un gruppo di poliziotti del I Raggruppamento celere di Roma, e pestato a sangue. Portato nel carcere Don Bosco, Franco sta male, ma le sue condizioni vengono ignorate, nonostante si aggravino rapidamente. Dopo due giorni di agonia e coma, Franco muore. E’ il 7 maggio 1972. I suoi funerali vedono una grande partecipazione popolare. Anno dopo anno, si susseguono le manifestazioni di piazza in sua memoria. Inoltre, a Torino gli viene dedicata una scuola, a Pisa una lapide viene collocata all’ingresso di palazzo Thouar, dove Franco visse nell’ultimo periodo della sua vita. Negli anni nascerà in città la biblioteca a lui intitolata, e nella piazza S. Silvestro, nota a tutti come piazza Serantini, verrà posto un monumento dedicato a Franco, dono dei cavatori di Carrara. In una situazione sociale e politica come quella che stiamo attraversando, in cui aumenta la stretta della repressione, in cui si giunge persino a parlare di leggi speciali contro gli anarchici, sentiamo la necessità di unirci in un momento di lotta comune. Per questo gli Anarchici Toscani invitano tutti i compagni a partecipare a livello nazionale alla manifestazione del 12 maggio. Una manifestazione che porterà in piazza non solo una parte della storia del Movimento Anarchico, ma anche un aspetto importante della memoria della città di Pisa. A 40 anni di distanza da quei fatti siamo nuovamente di fronte ad un attacco feroce da parte dello Stato e dei suoi apparati repressivi contro ogni manifestazione di dissenso. Dai recenti arresti ai danni dei compagni e delle compagne del movimento NO TAV che da venti anni si oppone alla costruzione dell’alta velocità in val di Susa, passando per gli innumerevoli episodi di repressione e costante minaccia che gli apparati repressivi operano, ormai quotidianamente, nei diversi contesti di lotta. E accanto alla repressione attuata con manganelli e lacrimogeni, quella pervasiva e diffusa del controllo sociale contro tutti coloro che muovono una critica radicale al paradigma dominante e desiderano sperimentare la praticabilità di un metodo e di un agire basati sulla libertà, sulla giustizia sociale, sull’eguaglianza reale e soprattutto sulla solidarietà. Perché tutto questo è pratica rivoluzionaria. La repressione ed il controllo sociale si realizzano massimamente nelle istituzioni totali e nelle strutture detentive. Ecco dunque le politiche razziste e la reclusione e deportazione dei migranti in istituzioni repressive come i CIE; ecco la recrudescenza neofascista, alimentata dalle istituzioni, dalla chiesa, dai padroni. Una violenza che si scatena, come nei casi di Torino e di Firenze, ora contro i rom, ora contro lavoratori senegalesi, ora contro qualsiasi settore sociale marginale. Si cerca di dividere il fronte degli sfruttati, sempre più esteso a causa degli attacchi alle generali condizioni di vita, alimentando l’odio dello straniero e la rottura di meccanismi di solidarietà. In questo contesto, per i governi risulta fondamentale rafforzare il razzismo e il fascismo. Si rende quindi necessario oggi come 40 anni fa combattere con la solidarietà ogni forma di fascismo, razzismo ed esclusione. Per una società che spezzi le catene dei confini fisici e mentali che attualmente ci vengono imposti ed entro i quali ci vogliono costringere. Facciamo appello a tutti coloro che vorranno scendere in piazza per ricordare Franco Serantini, anarchico, rivoluzionario. Facciamo appello a tutti coloro che vorranno scendere in piazza contro la repressione, contro il razzismo, contro ogni fascismo.Per una società di liberi e di eguali. Anarchici Toscani per contatti e adesioni: anarchicitoscani@autistiche.org

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NO TAV OVUNQUE. SOLIDARIETA’ ALLA VAL SUSA


Lettera aperta della Rdt a Eugenio Scalfari
No Tav: una metafora dell’Italia che resiste

Caro direttore, nel bel mezzo di una nostra riunione, leggiamo il suo editoriale “Una strana gioventù che odia la velocità” comparso su Repubblica del 4 marzo. Ci colpiscono, in particolare, le sue affermazioni riguardo gli studenti dell’Università della Calabria che si sono mobilitati per esprimere la loro solidarietà alla battaglia del popolo della Val Susa. Lei si chiede come mai, con tanti problemi che vive la Calabria, gli studenti scelgano di urlare nelle piazze e nelle strade della loro terra: “No Tav!”. Leggendo le sue parole tutti noi ci siamo guardati negli occhi, incrociando anche gli sguardi di tanti giovani studenti universitari presenti all’assemblea della Rete difesa del Territorio intitolata alla memoria di Franco Nisticò, un militante deceduto, nel dicembre 2009, durante una manifestazione No Ponte.
Caro direttore lei si chiede che senso ha la mobilitazione degli studenti dell’Uni.Cal. rispetto alla apparentemente lontana lotta No Tav, e per quel motivo gli stessi non si attivino, invece, rispetto a questioni molto più vicine ai loro territori. Ebbene, siamo molto felici di poterle rispondere che se oggi gli studenti calabresi, negli scorsi giorni scesi in piazza a Cosenza come a Reggio Calabria, al fianco di tanti ambientalisti, esponenti di diverse realtà, collettivi e centri sociali, per dire no al treno ad alta velocità, lo hanno fatto consapevoli di numerose questioni.
In tutta la Calabria, pur non balzando quasi mai agli onori della cronaca, c’è gente che quotidianamente lotta per la difesa dei propri territori, cerca di creare dal basso forme di tutela della propria terra per evitare che interessi privati, legati al profitto e non alla difesa e alla valorizzazione dell’ecosistema, erodano terreni, costruiscano o amplino inceneritori o centrali a carbone, non sfruttino risorse energetiche veramente alternative, continuino a invadere di cemento le città dove, di contro, aumentano i numeri dei senza casa. Ogni giorno ci sono cittadini che operano contro le mafie non nascondendosi dietro una generica bandiera dell’antimafia bensì costruendo, nel silenzio, alternative reali anche se piccole per sottrarre manovalanza mafiosa, soprattutto composta da giovani inoccupati, attraverso una socialità altra e soprattutto cercando di incidere sulla cultura della delega e della raccomandazione che dalle nostre parti chiamiamo, significativamente, “pastetta”. Le mafie a nostro avviso, sono tutte quelle forme di sopraffazione, sfruttamento, imbarbarimento e disumanizzazione legate al dio denaro e al potere: ebbene noi, ogni giorno, lottiamo per operare un significativo cambio di rotta di questa mentalità che poi non è affatto tipicamente calabrese ma, possiamo dirlo con certezza, investe tutta la Penisola.
Lei forse non sa, che sulla Valle c’è anche l’ombra dei servizi segreti e delle ‘ndrine calabresi, quel grumo, questo si nero della non democrazia, che operò ai tempi delle 397 pistole della Brown and Bess, l’armeria di Susa coinvolta in una vicenda di pistole sparite che era di proprietà di una donna e di suo figlio. Il marito e padre era un noto neofascista latitante. I due ottennero la licenza per l’armeria, nonostante le imbarazzanti parentele. Silvano Pellissero aveva il “fisico per il ruolo”: ancora oggi, in Val Susa, ben pochi sono disponibili a parlarne. Gli attentati di quell’epoca erano legati ai grandi interessi per la costruzione della A32, all’epoca il Tav era solo un’idea di carta, contrastata persino da settori delle FS. Bardonecchia è fra i Comuni commissariati per mafia. Alcune delle pistole “sparite” alla Brown and Bess ricomparvero in mano alle ‘ndrine calabresi. Sempre in odore di legami poco legali sembrano anche alcune delle ditte valsusine implicate oggi nei (non) cantieri di Chiomonte (Italcoge e Martina).
Ma, tornando a noi, di tutte queste piccole ma significative lotte calabresi, spesso non si trova traccia sui giornali mainstream, fa notizia però che giovani studenti universitari calabresi blocchino dei treni insieme a realtà di movimento, ambientalisti, cittadini. Questo, forse, dimostra che ci sono dei problemi di comunicazione e di informazione.
Quello che realmente ha spinto alla solidarietà verso il popolo No Tav è la consapevolezza che grandi infrastrutture come questa o anche il ponte sullo stretto non faranno altro che gravare sulle tasche di tutti i cittadini italiani e dei figli che ancora, magari devono venire senza determinare però dei significativi benefici alla cittadinanza tutta.
Effettivamente  i discorsi che sentiamo fare sullo sviluppo legato alla Tav ci ricordano tanto quei beceri comizi sullo sviluppo che avrebbe portato in Calabria tanti e tanti posti di lavoro ma che invece, oggi ha di fatto determinato l’avvelenamento di intere città: valga Crotone come esempio per tutti.
Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa, non solo in Calabria, lottare per il principio di autodeterminazione dei popoli che dovrebbero aver garantita la possibilità di scelta, rispetto ai territori che vivono. L’imposizione del tunnel della TAV, attraverso l’attuazione di forme repressive di contenimento delle volontà popolare, rappresenta una palese negazione di tale principio.
Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa ribadire e sottolineare che mentre si investono ingenti quantitativi di denaro per infrastrutture simili, in zone come la Calabria non è possibile spostarsi agevolmente. Gli ambientalisti, gli studenti i cittadini calabresi intendono collegare la lotta No Tav a quella per la difesa del territorio che comprende, senza dubbio, la mobilità territoriale, vero e proprio diritto oggi sempre più negato alle popolazioni calabresi.
Vogliamo ricordarle, direttore, che noi calabresi abbiamo assistito ad un pauroso ridimensionamento della mobilità su rotaie, proprio in questi ultimi anni. Tale ridimensionamento ha determinato perdita di posti di lavoro, chiusura di numerose stazioni, isolamento di piccoli e medi centri. Oggi, per spostarsi in Calabria si è costretti ad utilizzare mezzi propri su strade sempre più disastrate e malmesse.
Se dunque a Reggio Calabria come nel più internato dei paesi della Sila si può sentire l’urlo che risuona all’unisono No Tav, caro direttore non si deve sorprendere. Se anche nella lontana Calabria anche noi urliamo No Tav lo facciamo convinti del fatto che ci stiamo battendo per un futuro sostenibile, per una reale democrazia, per una informazione non univoca, per dare una speranza a questo Paese alla nostra terra alle nostre vite e a quelle dei nostri figli.
Abbiamo letto il suo pezzo e concluso la nostra assemblea dove, guarda caso, parlavamo di quello che significa la lotta No Tav: una metafora dell’Italia che resiste, ci spiace constare che lei e il suo giornale non abbiate per niente colto o sottovalutato il senso di questa battaglia.
Ci auguriamo che almeno ci venga garantito il diritto di replica, proprio per dare spazio a quella pluralità delle voci che è la linfa vitale di una democrazia.

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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RESISTERE ALLA BRUTALITA’


Calabria, 27 febbraio 2012 Comunicato stampa

No Tav, Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”:
resistere alla brutalità

Stamani in Val Susa sono cominciati i lavori di allargamento del non-cantiere Tav. Un’area vuota riempita di blindati per difendere interessi di lobby e reprimere il dissenso che da quella Valle si è esteso a tutta Italia.
Un pugno in faccia ad un attivista, la mattanza alla stazione di Torino dopo la manifestazione di 60 mila persone che sabato hanno detto NO a questo spreco di denaro pubblico, a questa limitazione di democrazia, operazioni di repressione da un lato e provocazione dall’altro.
Il capo della polizia Manganelli, una persona da 600mila euro l’anno, il morto è da giorni che lo invoca.
Oggi il gravissimo ferimento di Luca, che, all’avanzare delle ruspe per resistere allo smantellamento della sua terra è salito su un traliccio. È stato inseguito dai militari che invece di bloccare tutto lo hanno spinto verso i fili dell’alta tensione.
Folgorato è caduto da 15 metri e adesso dopo l’operazione è in coma farmacologico.
Noi il morto non lo vogliamo, di martiri il movimento NoTav non ne ha proprio bisogno , e a Luca che dal Piemonte è sceso a portare la solidarietà al movimento No Ponte dall’altra parte di Italia siamo anche affezionati.
La Tav Torino Lione rappresenta bene il dominio economico che ci ha portati al disastro. Opere inutili, costose, che vanno ad arricchire solo i costruttori, in cui le mafie trovano grandi opportunità di riciclaggio di denaro e che deturpano in modo permanente i territori sia dal punto di vista ambientale che sociale.
La Rete Difesa del Terrirorio “Franco Nistico”, è solidale con chi resiste, presente in Valle nonostante la lontananza, perchè ben comprende il tentativo di dominio e sfruttamento sulla natura e sull’esigenze reali delle popolazioni, invita a scendere in piazza, nelle strade, nelle stazioni, e manifestare la propria indignazione contro la brutalità della repressione dello Stato e i piani di distruttivi di questo sodalizio economico-finanziario, per il rispetto della dignità e vita degli abitanti di ogni territorio. La Valsusa, per noi, è un sito di interesse strategico popolare.

Ufficio stampa

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”
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e-stato-caduto-forzaluca

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PIAZZA SYNTAGMA

Voi che avete paura di un passamontagna, che sopsettate di un casco o di una bandana in volto. Voi che che vi inorridite per una barricata di auto, di una vetrina infranta, di un bancomat che salta. Voi che vi dite pacifisti, nonviolenti e democratici ma lasciate pacificamente, inermi e passivamente che in nome vostro un esercito uccida, bombardi e devasti. Voi che lasciate che i poveri diventino ladri, i senzapotere vengano derubati, operai ed impiegati licenziati, gli studenti derisi e sbattuti tra una precarietà e l’altra, da parte di chi si dice, al pari vostro, pacifista, nonviolento e democratico dall’alto del suo potere come politicanti, magistrati e padroni. C’è un altro modo di vedere le cose. Ad esempio alzandosi in piedi, volgendo lo sguardo avanti, accettando le scelte di lotta diverse anche se non sono le vostre. C’è un altro modo di fare la pace, come ad esempio farla con chi ti è affianco anche se ha il passamontagna, un’altro modo di resistere alla violenza come ad esempio soccorrere chi rimane ferito dai professionisti della violenza e c’è infine un altro modo per essere democratici e cioè sognare di andare oltre alla democrazia cioè verso l’auogestione sociale: in pochi, per ora, la vergano sui muri o ne scrivono chiamandola anarchia. Chiamatela come vi pare, l’importante è riconoscerla. Non abbiate paura del futuro, abbiate paura di questo presente che futura non ha. (S.R.)

Gli ultimi fatti della Grecia ci fanno riflettere su quello che sarà il nostro futuro, siamo infatti certi che il clima politico ed economico, soprattutto dell’Europa mediterranea, è quello che vede come capofila proprio la Grecia è il destino che seuiremo anche noi in Italia.
Non possiamo  tacere sulla macelleria sociale che viviamo e che vivono i paesi a noi vicini.
Sentiamo quindi necessario non tacere, abbiamo scritto un comunicato, speriamo vivamente vogliate aderire e soprattutto partecipare al sit-in che pensiamo di fare venerdì 17 (non temiamo la sfiga) alle 17.00 (idem) a piazza 11 settembre.
La Grecia simbolo di una Europa che cola a picco sotto i colpi del  più selvaggio capitalismo finaziario, si è posta in lotta contro chi, in nome delle banche e della troika, non certo del popolo, sta distruggendo ed annientando le vite di milioni di donne e uomini.
Lo scorso 12 febbraio mentre nelle aule del parlamento tutti i partiti votavano una ennesima manovra di lacrime e sangue, fuori nelle strade di tutta la Grecia, si occupavano piazze, edifici, televisioni, comuni, uffici si lottava, in altri termini  per la sopravvivenza.
A scendere in piazza non quelli che solo in Italia vengono definiti black block, ma famiglie intere , con figli a seguito, anziani che magari sono stati partigiani, disoccupati,
lavoratori statali, giovani scendevano per le strade a manifestare la volontà di vivere.
La risposta del governo ellenico è stata la più totale indifferenza. La manovra è  passata al parlamento, tra i  fumi dei lacrimogeni sparati  dalle forze del’ordine e gli incendi. Nessuno oggi in Grecia parla di manifestanti buoni e cattivi, non ci sono i black block come scrive ancora oggi repubblica mistificando la realtà.
C’è una lotta popolare a cui intendiamo dare pieno sostegno ed appoggio,consapevoli del fatto che questa lotta non è solo quella di un popolo ma quella di un continente. Soprattutto l’Italia deve sentirsi vicina agli elenici perchè la situazione dei due paesi è molto meno distante di quanto i vari  tecnocrati al potere vorrebbero far credere.
Basta menzogne, basta divisioni, basta lacrime e sangue. Siamo vicini alla lotta del popolo greco, che è anche la nostra lotta, lotta per la sopravvivenza, invitiamo tutte e tutti a prendere parte venerdì 17 febbraio al sit-in  di solidarietà al popolo greco.

ore 17.00 piazza 11 settembre, Cosenza.

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NO TAV LIBERI

Calabria, 26 gennaio 2012 Comunicato stampa
La Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” al fianco del movimento No Tav
solidarietà a tutti i colpiti dalla repressione

All’alba di stamane sono stati tratte in arresto 32 persone e denunciate 11, in diverse città d’Italia e addirittura in Francia. Un’operazione in grande stile a chiaro scopo mediatico, per colpire il Movimento No Tav e i resistenti della Val di Susa.
La Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, presente in quei giorni in Valle, esprime tutta la solidarietà a tutti coloro che sono stati colpiti dalle repressione, compresa una donna al settimo mese di gravidanza che non capiamo per quale pericolosità sia stata portata in carcere.
Comprendiamo come la politica retorica, nella sedicente “democrazia tecnica contemporanea”, si caratterizzi quale ambito supremo della legalità. Si esclude quindi la violenza poiché si ha la pretesa che tutte le opinioni vengano espresse e rappresentate nelle istituzioni politiche.
Eppure per la Tav non è così. Non lo è per tutte le grandi opere progettate e costruite senza il consenso delle persone. Dal Ponte sullo Stretto, alla discariche di Chiaiano, agli inceneritori, alle centrali a carbone e a turbo gas, alle speculazioni sui mega impianti di eolico e fotovoltaico. Sono tutte opere imposte con e mediante operazioni propagandistiche finalizzate al consenso elettorale, al controllo-distruzione del territorio, che va a braccetto con l’arricchimento delle grandi imprese, del malaffare, delle speculazioni finanziare e scommesse in borsa.
All’apparato repressivo bastano minime azioni, qualche slogan, cortei non autorizzati, scioperi e occupazioni, condite con una buona dose di fantasia giornalistico-giudiziara, per individuare violenza al di fuori delle istituzioni.
Non è violenza, quindi, la devastazione e inquinamento del territorio, il non rispetto dei referendum, l’aggressiva svendita dei beni comuni e demaniali. Non è violenza l’incarcerazione, pur senza pericolo di reiterare reato o di fuga. Lo è, invece, la resistenza popolare. Il disastro economico e finanziario ha come responsabile una casta politica e burocratica chiusa in se stessa, assorbita nelle sue lotte interne, per spartirsi potere e soldi. Ma per fortuna c’è chi resiste.
Noi di Rdt siamo con la gente della Valle, i nuovi resistenti sono loro e tutti coloro che sono colpiti dalla voracità del cemento, dalle avidità delle banche, dalla mafiosetta Equitalia che lavora per loro come tutto l’apparato burocratico. Invitiamo tutti i sinceri democratici, amanti della libertà e solidali contro le ingiustizie quali essi siano, ad unirsi ai presidi nelle varie città contro questa operazione di polizia.
Ufficio stampa Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”
www.difendiamolacalabria.org

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CROTONE, MO BASTA!! DELLE NOSTRE VITE DECIDIAMO NOI

C’è solo il vento a Crotone, e non la temuta pioggia, che tanti ha scoraggiato. Riuscita la manif organizzata dalla Rete difesa del territorio “Franco Nistico”, rete di comitati territoriali e associazioni ambientaliste, per chiedere l’avvio di una nuova gestione del ciclo dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati in Calabria come in Italia, anche per creare lavoro in risposta alla crisi. Un atto di riparazione alla natura distrutta dall’intenso sfruttamento dell’avido capitale, politco finaziario pure criminale.

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QUARANT'(A)NNI DI A Rivista

L’ingresso alla festa

LA CALABRIA PER I 40 ANNI DI A

Cosenza, domenica 4 dicembre 2011. Sin dal mattino, intorno ai capannoni delle officine Babilonia, in Via Popilia a Cosenza, si nota un grande fermento. Nonostante si sia dormito veramente poco, in quanto la giornata di sabato è stata tutta dedicata all’iniziativa “Genuino clandestino” (organizzata dalla Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti” e dai GAS che ha visto la partecipazione di piccoli produttori tra i quali i compagni della comune libertaria salentina Urupia) riprende il via vai dei generosi organizzatori intenti a cucinare, affiggere manifesti, preparare tavoli e banchetti sui quali, tra poche ore, saranno deposte pietanze preparate con cura e vini della pre-Sila che allieteranno la grande festa per “A” rivista anarchica. Mentre a Cosenza si lavora senza sosta alla stazione ferroviaria di Paola scende dal treno, alle 8.20, dopo una lunga notte allietata dallo stridio delle rotaie, Paolo Finzi storico redattore del primo mensile italiano (in ordine alfabetico). Come da programma, a mezzogiorno, si offre ai numerosi ospiti l’aperitivo e tra abbracci e canti inizia il pranzo sociale e con esso le piacevoli discussioni tra compagni e amici provenienti dalla Puglia, dal Lazio e da altre regioni del Sud che hanno voluto garantire la loro presenza alla festa. Tra i partecipanti ( circa un centinaio) un nutrito gruppo di compagni e amici di Reggio Calabria e provincia, molti del CSOA “Cartella” che, simpaticamente, chiedono di poter degustare il MOMO (primitivo di Manduria in purezza) prodotto dalle comunarde di Urupia. Mentre invitiamo Domenico Liguori (produttore del vino rosso “Minicuz Classico”) a disporsi a favore di vento in modo da dirigere verso l’esterno i fumi dei suoi sigari toscani, Franco Iachetta inizia a chiarire e sottolineare le differenze politiche tralasciando quelle gastronomiche mentre Gianfranco gira tra i tavoli e disvela ad Alba e Tania il segreto che avvolge la bontà del sugo da lui preparato che consiste nel fatto che i calabresi iniziano a cucinarlo alle sei del mattino e consiglia, affinchè si possano cogliere tutte le potenzialità, di aggiungere una manciata di peperoncino, mito e delizia di questa regione. Il menù proposto dal ristorante “all’anarkikko” che avrebbe certamente stimolato le riflessioni dell’indimenticato Luigi Veronelli prevede: stuzzichini neogovernativi, penne al sugo all’inkazzata, pollo alla ghiegghia, fagiolata, polpettone, frittatona, cotolette del magnifico, rape e sazizza, riso e patate, scarafugli pre-silani, affettati, formaggi, ricotte e infine la torta del quarantennale con l’immagine di Anarkik. Dopo il pranzo, non senza difficoltà (considerata la fase digestiva), si dà vita ad un dibattito interrotto periodicamente da qualche canto ribelle, non proprio intonato ma ugualmente efficace a risvegliare nei compagni, solo momentaneamente assopiti, il piglio rivoluzionario. La festa si è conclusa con il taglio della torta da parte di Paolo Finzi, che ha consumato un vero e proprio parricidio mangiando la testa zuccherina di Anarkik, mentre Domenico Liguori gli rivolgeva (in lingua arbëreshë) l’invito a ritornare in Calabria per altre entusiasmanti iniziative…………l’avrà compreso?

Angelo Pagliaro

I SUONATORI LIBERTARI CALABRESI

QUESTI SONO I LINK DOVE TROVARE LE TRACCE DELLA FESTA
gli interventi al dibattito
http://www.archive.org/download/40anniRivistaAintervento2011-12-04/40AnniA.mp3
e il concerto
http://www.archive.org/download/40anniRivistaAconcerto2011-12-04/concerto40anniA.mp3

 

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Assemblea student@/preacar@

Inseriamo qui di seguito il volantino dell’assemblea del collettivo universitario LSA Assalto che si terrà il 27/10/2011.

Volantino

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SABATO 15 OTTOBRE, UN GIORNO DA RICORDARE.

 

Il 15 ottobre ha visto in tutto il mondo la nascita di un nuovo protagonismo sociale. Milioni di cittadini ovunque, in tutti i continenti, hanno manifestato per difendere i diritti, messi a rischio dalla crisi del sistema capitalista, fondato su finanza speculativa, competitività e produttività.
In Italia, l’altissima partecipazione, volutamente concentrata nella sola piazza romana a dimostrato la straordinaria vitalità dei movimenti e della voglia di rivalsa della società civile italiana. Centinaia di migliaia di persone erano a Roma con le loro proposte e la loro indignazione, con l’obiettivo di partecipare alla nascita di un movimento contro la crisi del sistema e chi l’ha provocata.
Il nostro Paese si trova stritolato nelle spire di una crisi che attanaglia tutti i protettorati (nazioni europee in prima linea) del moribondo gigante unipolare a stelle e strisce e il matrimonio d’interesse tra capitalismo e democrazia rappresentativa, con buona pace di Sinistra e Destra nostrane, si avvia ad un prossimo, imminente divorzio.
Mentre questa crisi totale, provocata dalla finanza internazionale – che de facto detta l’agenda politica di ciascun governo europeo- distrugge in forma criminale ciò che nell’ultimo ventennio è rimasto in piedi dello Stato sociale, la nostra classe politica non trova di meglio da fare che offrirci lo spettacolo rivoltante del litigio infinito per chi sia l’interlocutore e l’esecutore più affidabile dei diktat che, proprio dalle centrali bancarie e finanziarie europee, provengono e per giunta, con crescente arroganza.
Sarebbe a dire: affidiamoci a chi ha scientemente provocato il male per sconfiggerlo! Un paradosso nel paradosso, poiché a ben vedere l’anomalia tutta Italiana degli scontri di piazza, la rabbia sociale giustamente esplosa, ha una matrice abilmente nascosta a tutti.
La gerontocrazia, le mafie criminali e borghesi, i poteri occulti massoni e/o finanziarie, la multinazionale piuttosto che il padroncino di turno, i baronati universitari, la mortificazione del precariato a vita, tutto ciò che, in Italia ancor più che in altri paesi, tiene bloccate le incerte esistenze dell’ ultima generazione Italiana. Che poi solo giovani non sono visto che la precarietà è ormai confezionata dai 19 ai 40 anni, e s’incontra con chi è stato espulso dal processo produttivo a 50 anni, con buona pace delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e dei loro agganci politico istituzionali.
La frustrazione del NO FUTURE o viene somatizzata, e casi di suicidio ce ne sono, o viene fatta esplodere, e per fortuna è questa la risposta dei più. La giornata di sabato dimostra innanzitutto questo, rivolgendosi contro obbiettivi simbolici dell’apparato economico, istituzionale e repressivo colpevoli dei nostri problemi: precarietà, povertà diffusa nell’universo giovanile, negazione del diritto alla casa e allo studio, disoccupazione dilagante, morti sul lavoro.
Tanti ragazzi che lottavano, a modo loro, contro quello che avevano davanti, sfogando rabbia in maniera confusa ma con un messaggio chiaro e con la forza di chi davanti a sé non vede un futuro.
La gestione della manifestazione, con l’apertura ai partiti politici, come se fosse un grande trampolino politico elettorale, e la gestione della piazza, fanno sorgere il dubbio che si cercasse il pretesto per annullare, sminuire, criminalizzare ogni manifestazione di dissenso non riconvertibile in voti.
Una Piazza San Giovanni riempita dai MOVIMENTI, da quelli per l’ACQUA ai NO TAV, dai PRECARI, ai MIGRANTI, da tutto il tessuto vivo della società italiana, sarebbe stato un colpo mortale, per le moribonde rappresentanze parlamentari.
E ipocritamente quei settori, che volevano manipolare la manifestazione di sabato, oggi piangono per averla persa, quando non assumono comportamenti delatori. Inaudito!! Il popolino, cresciuto al gossip e chiacchericcio delle TV, che combatte Berlusca, ma ne è espressione speculare, nell’univoco pensiero, mette una vera e propria rabbia nell’incitare la polizia contro tutto ciò che ai sui occhi appare immorale, o magari semplicemente sconveniente; questa furia moraleggiante che s’impadronisce del popolo è, per la polizia, una garanzia ben più sicura di quella che le potrebbe essere fornita dal governo. Il primo passo è compiuto, la prima mutazione qualitativa, in direzione regressiva, può dirsi realizzata. Ad essa hanno contribuito, più o meno consapevolmente, tutti i partiti che si riconoscono, con sfumature diverse, in questo Sistema. Dalla politica di “lacrime e sangue” alla politica di “lacrimogeni e sangue”.
All’interno di questa “sindrome di Weimar” si consuma la parabola del deputato Antonio Di Pietro capace di passare – nel giro di due settimane- dal massimalismo radicale del “ci scappa il morto in piazza”, all’invocazione di una nuova legge Reale!
La polizia ha attaccato, a San Giovanni, una folla in gran parte pacifica ed inerme, scagliandogli contro, in violenti caroselli che hanno rischiato di fare una strage, idranti e blindati.
La proposta di nuove leggi speciali per contenere il dissenso, mostra quanto il Re è nudo e impotente di fronte all’esigenza concreta di cambiamenti reali.
Più gravi sono però le responsabilità di chi ha gestito le forze dell’ordine scegliendo di blindare i palazzi del potere e di attaccare indistintamente, in piazza S. Giovanni, col risultato di seminare panico e feriti tra la folla dei manifestanti presenti.
La permanente gravità della crisi e le ricette capitalistiche che continuano a imporci, sono i motivi che ci spingono a continuare la lotta per il rovesciamento del modello di sviluppo a favore di un sistema fondato sui beni comuni, la ridistribuzione reddito e il diritto al lavoro.
Sui media, stampa e TV i primi a essere colpiti, come sempre, gli anarchici, colpevoli di volere un mondo migliore basato sull’autogestione, la libertà e la solidarietà, e in concreto: agroecologia, energie rinnovabili, bioedilizia, commercio equo solidale, trasporti ecologici, rifiuto dei rifiuti (plastica e altre porcherie di sintesi)

Proprio noi che come anarchici abbiamo una sola risposta: costruire sicurezza sociale, non con i manganelli e la violenza, ma con una istruzione garantita e libera per tutti, con l’assistenza ai più deboli, con la dignità del lavoro nelle comunità, con un futuro in cui vivere senza doversi vendere come schiavi o prostitute.
E a proposito di violenza, che sembra essere l’unico argomento capace di riempire i salotti televisivi, ricordiamo tutti i morti per mano dello stato, ultimo in ordine temporale Stefano Cucchi, o il maestro elementare Francesco Mastrogiovanni, e con il pensiero a loro, ribadiamo che nessuna violenza è più grave e più dannosa della violenza che lo stato ogni giorno ci vomita addosso.

MACELLERIA SOCIALE

Il rapporto Svimez 2011 non lascia scampo alla situazione di permanete agonia in cui versa il Sud d’Italia. Le cifre parlano chiaro il mezzogiorno è la parte del nostro paese in cui la crisi economica sta mordendo maggiormente il tessuto sociale. Nell’ultimo decennio oltre 600 mila giovani sono scappati dal mezzoggiorno in cerca di una occupazione altrove. La disoccupazione reale si attesta al 25%. Continua a leggere

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